Cabaret Milano Duemila - Cabaret Milano Duemila

da corso di Porta Genova a via Olona - zona: San Vittore


Il nome di questo arcivescovo, che in tale qualità esercitò la doppia podestà civile ed ecclesiastica (1018-1045) è collegato alle eroiche lotte sostenute dai milanesi contro l'imperatore Corrado il Salico, e alle vittorie riportate. Posto al bando dell'impero, dichiarato decaduto dalla sua sede, Ariberto non disarmò e proclamò, a sua volta, decaduto l’imperatore, guadagnandosi la scomunica dal papa Benedetto IX. Ariberto rispose alla sfida chiamando a raccolta o Milanesi e preparando agguerrite milizie a cui affidò il Carroccio, simbolo della città fatto appositamente costruire da lui. Morto Corrado il Salico, Ariberto si accordò con il nuovo imperatore, Enrico III, ma dovette abbandonare la città (1042) per sfuggire all'ira del popolo insorto contro la nobiltà fieramente difesa, con atti e con parole, da Ariberto, proveniente da una famiglia della più alta nobiltà milanese; poté rientrare a Milano solo nel 1044. Ariberto fu uomo di grande valore, ma orgoglioso e spietato. Paolo Mezzanotte, nel suo "Itinerari sentimentali per le contrade di Milano", ricorda un raccapricciante episodio: ai primi del XIII secolo Ariberto scoprì in un castello del Piemonte una setta di eretici, che arrestò e portò a Milano. Alcuni di essi ripudiarono la loro fede, altri resistettero. Ariberto, allora, fece erigere su un pubblica piazza una croce e, nella parte opposta, un enorme rogo: chi avesse abbracciato la croce avrebbe avuto al vita salva, chi si fosse rifiutato sarebbe salito al rogo. I più deboli si prostrarono sotto la croce, altri, invece, salirono risolutamente al rogo. Fu così che Milano conobbe per la prima volta le atrocità del rogo. Due anni dopo il suo rientro a Milano, Ariberto morì e fu sepolto nella chiesa di san Dionigi, fuori Porta Orientale; la chiesa fu distrutta (1783) e il sarcofago venne traslato in Duomo.

 

 

 

 

anno 2016

Cerca

Facebook!