Bassi Martino (via) - Cabaret Milano Duemila

(n. 6451) da via A. Salmoiraghi a via G. Pogatschnig - zona QT8

 

Via denominata nel 1954 e dedicata all'architetto milanese (Seregno 1542 - 1591). Nella sua breve vita (morì a 49 anni) ebbe glorie, ma anche accese polemiche. Note, infatti, sono le sue divergenze di vedute con Pellegrino Tibaldi, architetto del Duomo per la cripta, il coro e per la costruzione di un battistero. Ricostruì a Milano la chiesa di san Lorenzo Maggiore, terminò la facciata della chiesa di santa Maria c/o san Celso, e il coro della Certosa di Pavia. Della ricostruzione della cupola di san Lorenzo, Paolo Mezzanotte fa una descrizione accuratissima nel suo libro Itinerari sentimentali per le contrade di Milano: "...Le invasioni barbariche, le distruzioni di Attila e di Uraja non dovevano alterare sensibilmente la poderosa compagine della basilica imperiale; ma la cupola doveva crollare nel 1071 durante l'incendio detto di Castiglione (o della cicogna: si ricordi la cicogna, che, secondo i cronisti, per vendicare i suoi nati che un serpe stava divorando, gettò un tizzone ardente, nel proprio nido: andò in fiamme il nido, ma il fuoco si estese alle case e la città fu tuta un rogo). Rabberciata alla meglio si sfasciava nel 1104 per rovinare, vittima di un nuovo incendio, nel 1124, e ricostruita sugli originali pieditti prendeva nella elevazione aspetto romanico, finché nel 1573, pontificando san Carlo Borromeo, rovinava un'altra volta. Si stava celebrando la Messa e il crollo fu provvidenzialmente preannunciato dalla caduta di un blocco di pietra: i canonici ebbero appena il tempo di portare in salvo le sacre particole, i fedeli sgombrarono a precipizio e sa la cavarono con uno spavento. Nessuna vittima, ma la cupola cangiò aspetto un'altra volta e quanto vediamo risulta dalla ricostruzione che ne fece Martino Bassi al cadere del XVI secolo dopo dispute e contrasti vivacissimi a stento superati dalla sua tenacia. L'architetto che in gioventù aveva vivacemente contrastato l'ascesa del suo maggior rivale, il Pellegrini, doveva a sua volta subire il morso dell'invidia e sottostare a critiche temerarie. Vittorioso alla fine, rimossi con qualche compromesso gli ultimi ostacoli, non poteva però, a somiglianza di Mosè, toccare la terra promessa: la morte lo sopraggiunse quando la grande opera non era ultimata e ad altri alla fine andarono gli onori del successo. Ebbe gran parte dell'ultima fase dei lavori Tolomeo Rinaldi architetto romano, dichiarato avversario del Bassi. La cupola era a doppio guscio, secondo i modelli romani contemporanei; ma l'involucro esterno, di rame su armatura in legno, bruciò nel fatale 1943: e i restauratori non si preoccuparono di rinnovarlo, restituendo l'originario profilo alla copertura; si limitarono invece, con un espediente funzionale a rendere impermeabile la nuda calotta di armatura. Così, perduta l'eleganza dell'ovoide sotto il lanternino terminale, sostituito all'inviluppo di rame un nereggiante manto bituminoso, da pavimento stradale, il monumento che in ogni fase della sua esistenza monumentale strappò grida di ammirazione ai riguardanti, oggi pietosamente ingoffito e deforme, attende che la città, prodiga di soccorsi a iniziative di dubbio interesse, ne destini una piccola parte a rialzare le sorti".

 

 

 

anno 2018

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