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da via Oslavia - zona: Lambrate


Parlare di Cletto Arrighi (anagramma di Carlo Righetti) significa ricordare un periodo culturale che fu prerogativa milanese: la Scapigliatura, che sorse per opera di un gruppo di giovani artisti poveri, ma intelligenti e attivi, i quali, con l'impeto e la spregiudicatezza della loro età e della loro condizione, ingaggiarono baldanzosamente battaglia contro ogni conformismo, nell'arte come nella vita, ristagnante in un pigro e crepuscolare romanticismo. Insofferenti di un certo spirito affaristico anche allora dilagante, nasce attorno a loro una vivace atmosfera in cui si riconosce il genuino spirito ambrosiano, generoso e giocondo, allegro e vivace, scioperato e cordiale. Il loro emblema fu la Milano pittoresca e intima, povera ma festosa, che nelle osterie delle zone più tipicamente ambrosiane accoglieva i loro chiassosi convegni, dove gli amori e il vino, le discussioni sulla nuova arte e le dissertazioni sulla nuova morale si mescolavano nella fervida atmosfera creata da una giovinezza spensierata, gaia e ingenuamente rivoluzionaria. Polemisti rigorosi e paradossali, estrosi nell'arte come nella vita, sciolti da ogni vincolo di convenienza etica, protesi tutti al nuovo e all'insolito, erano avversari irriducibili di un mondo che si preparava a morire. Essi erano i poeti di una nuova Milano popolana, grossolanamente festosa, ma poco melanconica, poiché c'era, nel fondo del loro atteggiamento scanzonato e nella loro esasperata volontà di rinnovamento, un senso di inquietudine, di insoddisfazione, di crisi che preannunciava il decadimento. Portabandiera della Scapigliatura, oltre al Camerana, al Pinchetti, a Emilio Praga, al Rovani e al Cremona, fu appunto l'Arrighi, a cui si deve la definizione di Scapigliatura. Nato a Milano nel 1830, ebbe una gioventù brillante e scanzonata. Assieme agli amici si riuniva ogni giorno, e ogni notte, prima in via Bigli, poi nell'ortaglia di via Vivaio, dove la lieta brigata giocava, amava, beveva, beffeggiava, polemizzava, cantava. L'Arrighi prese in affitto il Padiglione Cattaneo, in corso Vittorio Emanuele e vi fondò un teatro per i dilettanti, che esordì con una famosa commedia (El barchètt de Boffalora) nella quale debuttò un giovane che doveva dare tanto lustro al teatro milanese: Edoardo Ferravilla. Ma anche l'Arrighi non sfuggì alla maledizione che incombeva sugli Scapigliati, definiti da Arrigo Boito, che era uno di loro "pallida giostra di poeti suicidi". Allontanato dal suo teatro (1876), trascinò una vita misera fino al 1906, anno in cui morì.

 

 

 

 

anno 2017