Bocchetto (via) - Cabaret Milano Duemila

da piazza Edison a via del Bollo - zona: Duomo

 

Il nome a questa via venne dato nel 1154, quando si aprì uno sbocco alle acque di un canale ivi affluente. Prima si chiamava via San Salvatore in Dateo: San Salvatore per una chiesetta dedicata a quel santo e Dateo per il nome del fondatore di un monastero (se ne trova menzione nel 903) annesso alla chiesa, sede delle monache Benedettine provenienti da un altro convento posto fuori Porta Vercellina. Narrano le cronache del tempo che da quel convento Barnabò Visconti fece prelevare due monache, o due giovani converse, per farle suppliziare sul rogo, avendo sparlato di lui. Nello stesso monastero Virginia Maria, al secolo Marianna de Leyva, la famosa Monaca di Monza, venne rinchiusa dopo la scoperta dei suoi orribili delitti e peccaminosi amori, per rimanervi fino alla segregazione nella Casa delle Convertite di Santa Valeria. Il monastero, adattato prima a caserma per le guardie svizzere, ospitò poi quelle dell'arciduca Ferdinando e, infine, le truppe del maresciallo Massena entrato in Milano a capo delle truppe francesi (1779). Venne, abbattuto nel 1797, ed era di una certa vastità, occupando, con la chiesa di San Vittore al teatro e quella di Santa Maria Segreta e i loro annessi, tutto l'isolato compreso tra la Contrada e il vicolo del Bocchetto (quest'ultimo dov'è ora la via della Posta), la via San Vittore al Teatro, la via e il vicolo di Santa Maria Segreta. La chiesa era stata rifatta nel 1636 da F. M. Ricchino; buona parte del caseggiato fu ridotta a uffici governativi sino ai primi del 1800, finché fu demolito nel 1910 per la costruzione del palazzo della Posta. Quanto al nome di Bocchetto, rimasto pertinacemente applicato alla località, è interpretato qual termine comune per indicare un'uscita d'acqua; secondo il Latuada infatti era in luogo un "incrocicchiatura di strade, ove per l'addietro andavano scorrendo le acque della contigua lacuna; e da essa per varie bocche sortivano...". Se la contrada conserva, sia pure con rettifiche e allargamenti, il tracciato tradizionale fra il Cordusio e le Cinque Vie, la rifabbricazione che ha avuto principio all'inizio del 1900 col palazzo della Borsa e ha travolto gli ultimi resti infraciditi del quartiere, ne ha completamente mutato gli aspetti, sicché il Bocchetto è diventato il maggior centro del quartiere bancario. Dal Cordusio il vecchio palazzo della Borsa, è continuato con la stessa architettura del Broggi in un edificio sede di un istituto bancario privato. Di fronte è il palazzo delle Poste, costruito a partire dal 1910 con un primo progetto dell'arch. Paolo Cesa Bianchi, a cui si aggiunse un tratto fabbricato nuovo per opera dell'ing. Giannino Ferrini. Sul lato opposto, fra l'imbocco di via Armorari e via Moneta, si stende il palazzo della Banca d'Italia, vasta costruzione, di uno stile rinascimentale nobilmente rivissuto, disegno degli arch. Luigi Broggi e Cesare Nava, coadiuvati dall'architetto Dovara (1907/1912). In angolo fra la Contrada e la via della Posta (allargamento del vicolo del Bocchetto) era sorta una costruzione floreale dell'archotetto Manfredini che fu abbattuta e sostituita nel 1940 dall'edificio del Banco di Roma, vasto e ricco di marmi, opera dell'architetto Cesare Scoccimarro, dove però la disciplina delle altezze e delle proporzioni, che ha dato ordine al quartiere dell'800 attorno a via Dante, non è stata rispettata. Sulla torre, gruppi statuari di Geminiano Cibau. Ultimo avanzo delle vecchie costruzioni era la casa del '700 al n. 13: aveva un alto portale, con grandi cartelle a fogliami, fiori e cartocci che lo legano al balcone soprastante, ornato di una legante ringhiera di ferro. In faccia all’ingresso, sopra una finestra del cortile, un ricco sopraornato di stucco ha in mezzo un tondo di marmo, con l'effige della Vergine.

 

 

 

 

 anno 2022

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