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(n. 3133) - da viale Piave a piazza Santa Maria Beltrade

 

Nato a Genova, crebbe tra i liberali all'amore della patria, e le patriottiche aspirazioni trasse in atto quando venne il tempo dell'azione. Volontario nei CC Genovesi, fece campagna del 1848, e valorosamente combatté, nell'anno successivo, per la difesa di quella Roma nella quale doveva entrare come generale dell'esercito italiano (1870). Il 5 maggio 1860 salpò con Garibaldi da Quarto per Marsala e da Calatifimi al Volturno fu uno dei più intrepidi ed esperti luogotenenti del capo dei Milla. Passato all'Esercito Regolare, prese parte alla battaglia di Custoza (1866) e non lasciò il servizio che quando l'unità di Italia fu completata con l'occupazione della "Sua" capitale. Carattere fiero e indomito, a tratti quasi violento, non antepose però mai lo spirito di partito agli interessi della patria, anzi non fu uomo di parte. Quando già si presentava vicino lo scoppio del moto italiano (1847) Bixio, cresciuto alla scuola repubblicana egli stesso, come a quei tempi molti liberali lo erano, arrestato arditamente il cavallo di Carlo Alberto, che transitava per una piazza a Genova "Maestà - gli disse - bandite la guerra per l’Indipendenza Italiana e siamo tutti con voi!". Ed allo spirito conciliativo, al tatto, al consiglio equanime di Bixio è principalmente dovuto se fu composto il tremendo conflitto tra Garibaldi e Cavour, in quella storica seduta (18 aprile 1861), tristemente memorabile nella nostra storia parlamentare, che poteva avere per l'Italia conseguenze funeste. Lasciato il servizio militare, l'attivo e indomito genovese volle dedicarsi ai commerci col lontano Oriente e, armata la nave "Maddaloni", salpava su di essa da Liverpool per le Indie (giugno 1873), ma colpito dal colera presso Sumatra, ad Acin, vi moriva il 14 dicembre 1873.

 

 

 

 

 anno 2021

 

 

 

anni '50

 

 

 

anno 1950 - angolo via Melzo