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tra le vie Monte Rotondo, Passerini, Sant'Agostino - zona: Niguarda

 

Fu un leggendario principe gallo che secondo Tito Livio, durante il regno di Tarquinio Prisco venne inviato dallo zio Ambigato in cerca di nuove terre.
Durante questa ricerca, discese le Alpi e nella pianura padana fondò un nucleo di case dalle quali sembra nacque in seguito il centro dell'Insubria, la futura Milano.
Nella piazza sorge la chiesa di san Martino a Niguarda dalle linee architettoniche semplici e armoniose.
Essa, però non è la prima chiesa sorta in questa località, giacché Niguarda è un centro antico d'abitazioni, centro la cui vita fu ridestata dai monaci che qui ebbero i loro possedimenti.
Si ripeté per Niguarda, ciò che avvenne anche a Greco, a Prato Centenaro.
Il centro attorno a cui si stringeva un gruppo di case, fu oggetto delle cure spirituali dei monaci, i quali alle case degli uomini aggiunsero quella di Dio.
Non si sa quando a Niguarda, fu iniziata la vita religiosa raccolta intorno ad una chiesa; si sa però, che essa esisteva nel secolo XV.
Non era certamente l'attuale, ed è pure da escludere che l'attuale sia un semplice rifacimento di quella.
Nel 1630 a Niguarda s'ebbe una chiesa nuova, alla quale negli anni ebbe bisogno di cure e queste le modificarono la fisionomia, sino a darci il volto a linee classiche, intese secondo il gusto dei secoli XVII/XIX.
Tre porte permettono l'accesso alla chiesa.
La centrale, più ampia, ha un pronao sorretto da due colonne ioniche.
La parte centrale della facciata è a due piani, divisi da un cornicione (comune anche alle due pareti laterali, a un solo piano) il quale congiunge le sue estremità coll'esterno del tetto.
Al centro, sopra questo cornicione sta un proporzionato finestrone circolare.
La sommità e conclusa da un fastigio triangolare.
A destra, vicino al presbiterio, si innalza il campanile, proporzionato e in armonia coll'architettura del tempio: però sono poco logici quei quattro pilastri, i quali, se danno un senso di leggerezza, mancano di legatura e, per l'apparente funzione architettonica, sono concepiti in un'altezza eccessiva.
La fisionomia complessiva esteriore è caratterizzata dalla suddivisione del materiale costruttivo in fitte zone parallele, disposte in senso orizzontale.
L'interno è a tre navate, sorrette da pilastri con arcature alternate di diversa altezza; le due navi laterali hanno la volta a vela, quella centrale la volta a botte.
A destra, entrando, vi è l'altare marmoreo del Sacro Cuore; pure a destra, ma a fianco dell'altare maggiore, vi è l'altare dedicato alla Madonna con una bella statua di Maria Santissima in legno dipinto e dorato.
A sinistra, entrando, esiste il battistero decorato con gusto profano, totalmente sconveniente all'ambiente ed allo stile della chiesa.
Più innanzi vi è la cappella del Crocifisso.
A fianco dell'altare maggiore, nella navata sinistra vi è un altare in marmo, con una pala raffigurante la Sacra Famiglia con sant'Antonio e santa Lucia; bella ma un po’ sciupata proveniente dalla chiesa di sant'Antonio, nella ex villa Cattaneo.
L'altare maggiore, di marmo, è in stile barocco.
Sulla parete di destra sta un affresco con san Carlo che predica in una chiesa; a sinistra è frescata la morte di san Giuseppe; sono entrambe due opere di G.B. Jemoli compite nel 1906.

 

 

 

 

 anno 2019