Belinzaghi Giulio (via) - Cabaret Milano Duemila

(n 1318) da viale Marche a via Menabrea

 

Corta via (60 metri) intitolata a un conte, sindaco del 1868. Caduta la giunta del suo predecessore, Antonio Beretta, il conte ebbe l'incarico di mettere ordine nelle casse del Comune che erano in grave dissesto. Non è senza ragione quindi che la giunta Belinzaghi venne definita "riparatrice". Ma è dalle vive pagine del Barigazzi pubblicate nei "quaderni della città di Milano", edito dal Comune, che si ha una cronistoria dell'epoca: " ..Mentre la Galleria, appena inaugurata, entra così perentoriamente nella vita di Milano, la Giunta che l'ha voluta ha i giorni contati. Il 22/10/1867 arriva in Municipio il commissario Regio, barone Alessandro Vasina d'Emarese, con l'incarico disciogliere il Consiglio Comunale. Due mesi dopo ci sono nuove elezioni. Beretta si ripresenta con tutti i suoi, compreso il cognato Marzorati, ma viene sconfitto clamorosamente: non è che il 25°. Vincono il nobile Eugenio Venini, possidente, e il banchiere Giulio Belinzaghi, a capo di una lista sostenuta dall'Associazione Proprietari di Case, dall'Associazione Politica (ispirata da Raffaele Sanzogno) e dall'Associazione Popolare. Dal febbraio 1868 il nuovo sindaco di Milano (il Giulio), uomo di umile estrazione, ma di tutto rispetto. La sua fortuna data dal 1848. Allora, ancor giovanissimo era impiegato alla banca Pettinati & C.; durante le 5 Giornate, i proprietari, spaventati da quel che stava succedendo lasciarono l'incarico di liquidare. Nel febbraio 1849, si apriva la banca Giulio Belinzaghi che in poco tempo diventava una delle prime d'Italia. al momento in cui viene nominato sindaco, il Belinzaghi lascia il seggio di deputato di Pizzighettone, conquistato l'anno prima; nel suo curriculum c'è inoltre la carica di presidente della Camera di Commercio e di Consigliere della Banca Nazionale e delle Ferrovie Mediterranee. I giornali umoristici gli danno i nomignoli di "spazza baslòtt" e "adèss disi": il primo ricorda le sue origini di commesso di banco (ogni sera doveva svuotare li baslòtt, cioè la ciotola dei bottegai che venivano a depositare l'incasso della giornata), il secondo era riferito ad un intercalare dialettale che gli era abituale, ai suoi proverbiali discorsi alla buona, impastati di dialetto e italiano. Prima azione della nuova amministrazione, è quella di procedere all'acquisto della Galleria. Come è noto la Galleria è di proprietà di una società inglese che ha finanziariamente sovvenzionato la costruzione e questa società è ora in dissesto causa la guerra del 1866. Dai "Quaderni della Città di Milano: "L'operazione per le finanze del Comune, non è certo una faccenda da poco. Quanto a Belinzaghi, lui non è abituato a trattare grandi affari. A suo tempo era stato fra i promotori di quella società di banchieri che avrebbe voluto costruire la Galleria". Si tratta quindi di un cavallo di ritorno. Intanto con le sue maniere, è riuscito a tirare dalla sua anche gli avversari, gli amici dell'ex sindaco Beretta. Come sono queste maniere?

Scrive Camillo Cioma:" Simpaticha mèzz Milan, conossuu come lòa bettoniga, lu el ghe fava bèlla cera a tucc, tant al direttor del "Pongol", che ghe batteva cassa, come a quèll del "Gazetin Rosa" che ghe dava del "Trampolin"; tant al minister de Finanza e al questor Cossa, come ai bèi donnètt sul cors, al portér de teater, al camerer del cafè Martini. In quant al color politich, nissun podeva di ch'el fuss on covin e nissun podeva dì ch'el fuss on radical! La malizia de stà a cavall del fòss, le saveva a mèna dit, e furb come ona stria, ie menava a bev tucc, magara con i barzellètt de rid, intrattanta ch'el fava el sò interèss onestament, quand l'era possibil, e senza sacrificass per sta patria, che a lù l'è mai costada la cros d'on ghèll... anzi tutt el contrari. Ona specialitaa del Belinzagh eren i discors improvvisaa: in qualunque occasion el se trovass, lu el te piccava lì ona cicciarada, mèzz in italian e mèzz in meneghin, piena de bon sens, che la toccava la còrda giusta e la ghe bagnava el nas ai discorsoni di barbellati. Quand el parlava lu, pariva che parlass el pussee bon ambrosian de sta madre tèrra! Quèll, che formigon!" Negli stessi giorni in cui il Belinzaghi chiude la partita della Galleria, la Camera approva l'acquisto, per 100mila lire dell'isola di Montecristo, appartenente all'Inghilterra. La spesa del Comune di Milano è molto più grossa: 7.300.000 lire (l'isola di Montecristo sta dunque nella Galleria 73 volte) Liquidando, la società inglese cede, con la Galleria gli edifici già costruiti, le scorte, le aree prima acquistate e le ragioni di credito. D'ora in avanti il Comune prosegue in proprio i lavorio spendendo (secondo i calcoli di Mengoni) altri 6 milioni. La sistemazione della piazza del Duomo con la costruzione della Galleria viene a costare al Comune circa 10 miliardi di lire

 

 

 

 

 anno 2019

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